LIVE WEBINAR
Uso pubblico della memoria e delle memorie per la salute mentale
Martedì 9 dicembre ore 18,00-20,00
Moderatore
Dott. Pompeo Martelli
Responsabile UOSD Museo Laboratorio della Mente DSM ASL Roma 1
Intervengono
Dott.ssa Chiara Bombardieri
Responsabile Biblioteca Carlo Livi DSM AUSL Reggio Emilia
Dott. Giulio Corrivetti
Direttore DSM ASL Salerno
Prof.ssa Marina Guglielmi
Università degli Studi di Cagliari
Dott.ssa Sabrina Mingarelli
Direttore Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura
Dott. Luca Negrogno
Ricercatore Istituzione Gian Franco Minguzzi, Bologna
Questo incontro nasce per dare continuità all’attività svolta negli anni passati dal network Mente in Rete , parte integrante del CNDSM.
Un’occasione per confrontarsi sul “valore della documentabiltà” nella pratica di engagement con la Comunità per la promozione della salute mentale e del benessere, attività complementare ai percorsi terapeutici e di supporto alle relazioni di cura.
La memoria abbraccia e raccoglie le esperienze passate depositandovi una importante dose di soggettività, di “vissuto”: ciò rende la memoria una storia meno arida e più umana. Oggi essa invade lo spazio pubblico, il passato accompagna il presente e si insedia nel suo immaginario collettivo come una “memoria” fortemente amplificata dai media e spesso orientata da poteri pubblici.
La visibilità e il riconoscimento di una memoria dipendono anche dalla forza di coloro che la portano.
Agosto 2025
PANSM 2025–2030
Il Sole 24 ore | Salute
Salute mentale, nel Piano nazionale no agli slogan e largo a governance e fondi
L’analisi del Collegio nazionale dei Dipartimenti di salute mentale sul documento per il 2025-2030 messo a punto dal tavolo tecnico presso il ministero della Salute e ancora in attesa del via libera delle Regioni
Il Collegio Nazionale dei DSM è un organismo rappresentativo a livello nazionale, costituito per valorizzare le esperienze dei Dipartimenti di Salute Mentale, sostenere le buone pratiche, formulare proposte normative e consolidare il ruolo dei servizi territoriali nel sistema sanitario pubblico
Collegio Nazionale DSM
Linee programmatiche 2024–2027
La cultura e la pratica dei DSM italiani affondano le loro radici nella deistituzionalizzazione avviata con la Riforma Psichiatrica della Legge 180, sui cui valori fondanti occorre ancorare ogni ulteriore sviluppo delle politiche di salute mentale: approccio comunitario di salute pubblica, primato della soggettività, dei diritti e delle risorse della persona, dell’inclusione sociale. Tali valori chiedono oggi di essere reinterpretati alla luce dei cambiamenti sociali in corso, che non giustificano in alcun modo politiche e pratiche basate sulla esclusione, sulla oggettivizzazione e sull’appiattimento su un modello prettamente biomedico.
Questo perché la salute mentale è un bene comune, individuale e collettivo, un diritto fondamentale, tutelato da diverse convenzioni internazionali vincolanti e numerose normative nazionali e regionali. Non è una qualità intrinseca della persona, ma è il frutto della interazione tra l’individuo ed il suo ambiente, con l’ambiente che presenta fattori favorevoli o di rischio per la salute mentale. Inoltre essa è un fattore di grande rilievo per lo sviluppo economico, sociale e culturale di una comunità, nella misura in cui le istituzioni siano messe in grado di prevenire e ridurre le disabilità, migliorare la coesione ed il capitale sociale, contenere i costi diretti ed indiretti legati ai disturbi mentali e alle dipendenze patologiche.
L'impianto dei servizi territoriali di salute mentale in Italia ha avuto storicamente come principale vocazione la presa in carico dei disturbi schizofrenici, dei disturbi dell'umore e, nei limiti delle possibilità operative di ciascun DSM, di quell'area della psicopatologia spesso denominata dei disturbi emotivi comuni. Nuovi bisogni evidenti sul piano epidemiologico nonché portatori di interesse specifici rivendicano afferenza e risposte dalla salute mentale. Occorre operare perché vengano date dai DSM risposte differenziate alla psicopatologia dell'adolescenza, ai disturbi del comportamento alimentare, ai disturbi di personalità, ai disturbi dello spettro autistico, ai disturbi psichiatrici associati alle disabilità intellettive.
Per procedere in tale direzione occorre superare alcune difficoltà storiche. Il sistema dei
Dipartimenti di Salute Mentale italiani si trova oggi in difficoltà in ragione della mancanza di un organismo rappresentativo nazionale, cui hanno supplito di volta in volta rappresentanti di associazioni e società scientifiche. Più di recente, in risposta a questa esigenza si sono costituiti due soggetti associativi: il Collegio Nazionale DSM e il Coordinamento Nazionale dei Direttori dei DSM italiani. Pur riconoscendone storie diverse, l’analisi delle convergenze sul piano delle prassi orienta verso l’unificazione di questi organismi nel CN DSM, dotato di assetto statutario e riconoscimento come ETS, che si ponga alla comunità professionale ed agli interlocutori politico-istituzionali come un soggetto nuovo e rappresentativo di tutti i DSM.
L’azione del Collegio Nazionale DSM così rinnovato ed integrato si orienterà nel triennio 2024-2027 sulle linee programmatiche di seguito indicate.
Elemento fondamentale e irrinunciabile per la sopravvivenza e lo sviluppo dei servizi di salute mentale è costituito da un'adeguata disponibilità di risorse economiche e professionali.
Il Collegio opererà perché venga rispettata l’indicazione del fondo fisso e vincolato per la salute mentale nella misura non inferiore al 5% del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale, al 2% per i servizi per l’infanzia e l’adolescenza, al 1,5% per i servizi per le dipendenze.
Obiettivo prioritario sarà l’adeguamento degli organici agli standard AGENAS, approvati in Conferenza Stato Regioni il 22.12.22. Il tema riguarderà non solo la copertura finanziaria, ma anche il miglioramento dei processi di reclutamento, responsabilizzando anche la componente Universitaria per favorire l’ingresso nei DSM del personale in formazione.
Il modello prevalentemente diffuso è oggi quello di una psichiatria generalista nella quale prevale l'approccio medico farmacologico, mentre risultano carenti i trattamenti di psicoterapia e di riabilitazione basati su prove di efficacia e specifiche aree di intervento che richiedono competenze di secondo e integrato livello specialistico (es DNA, ADHD, aree di transizione).
Ciò non è sufficiente a garantire livelli di cura adeguati in linea con le conoscenze scientifiche e le aspettative degli utenti.
Il Collegio opererà perché vengano introdotte valutazioni sistematiche di processo e soprattutto di esito che permettano confronti tra le regioni a livello nazionale e tra i DSM a livello regionale per migliorare la qualità attraverso processi di benchmarking che tengano conto anche della qualità percepita e degli esiti riportati dagli utenti.
La qualità dei servizi si misura anche attraverso la qualità degli spazi. Il Collegio si impegnerà per sollecitare Regioni e ASL ad adeguare gli aspetti strutturali dei servizi garantendo qualità, privacy e sicurezza
Fin qui punto di riferimento per l'accessibilità ai servizi di salute mentale è stato l'orario di apertura al pubblico del centro di salute mentale.
Oggi sappiamo che non è sufficiente garantire ampie fasce di apertura all'utenza, che vanno mantenute, ma sviluppare interventi di prossimità nei contesti di vita, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei Pronto Soccorso, favorendo la crescita di reti di salute mentale estese oltre i confini organizzativi dei Dipartimenti, che tengano conto anche della multiculturalità associata ai rilevanti fenomeni migratori.
Il Collegio opererà per garantire che quota parte del lavoro dei professionisti venga svolta nei contesti citati. Inoltre, il Collegio opererà perché venga effettuata a livello nazionale e locale un’analisi sistematica della domanda di cura, anche inespressa.
Il modello organizzativo del DSM è quello del dipartimento integrato con le dipendenze patologiche e i servizi per età evolutiva.
I DUS e l'esigenza di garantire la transizione intorno al diciottesimo anno di età sono ragioni più che sufficienti per propendere in modo univoco nei confronti di questa scelta.
Il Collegio opererà per estendere questo modello – oggi applicato a macchia di leopardo nelle Regioni italiane – su scala nazionale.
Inoltre il Collegio promuoverà il valore della multi-disciplinarità, non solo a livello organizzativo, ma anche culturale e strategico, attraverso un confronto con le rappresentanze scientifiche delle aree coinvolte e con gli Uffici Ministeriali dedicati.
I DSM non possono coprire l’intera offerta di servizi per la salute mentale, ma devono svolgere un ruolo di governo di tutti gli enti accreditati, sia nell’ambito della psicoterapia che della residenzialità, che assorbe oltre il 40% della spesa per la salute mentale (in alcune regioni ben oltre questa soglia), spesso senza la realizzazione e il monitoraggio di percorsi riabilitativi realmente evolutivi.
Il Collegio opererà perché tutti i DSM siano messi nelle condizioni di poter svolgere e rendicontare la funzione di governo in modo appropriato ed efficace.
Ai DSM dovrà essere riconosciuto un ruolo di regia dell’offerta territoriale dell’accreditato, a partire dalle rilevazioni di fabbisogno, in modo da favorire politiche di integrazione compensativa delle prestazioni erogabili e non di competizione.
I LEA definiscono gli interventi in salute mentale adulti, nelle dipendenze, in neuropsichiatria infantile come sociosanitari.
Ciò implica la necessità di un adeguato rapporto di collaborazione con gli ambiti sociali territoriali, nel quadro normativo nazionale e regionale di riferimento.
Il Collegio opererà per realizzare la massima condivisione e armonizzazione possibile dei documenti di programmazione nazionali e regionali e per sostenere l’applicazione della metodologia del Budget di Salute, così come previsto dalle Linee Programmatiche approvate in Conferenza Stato Regioni il 6.7.2022.
Il Collegio promuoverà la collaborazione, la co-programmazione e la co-progettazione con gli enti del Terzo e Quarto settore ai sensi di quanto previsto all’art.55 del Codice Terzo Settore e opererà per rivendicare in tutte le sedi istituzionali l’autonomia gestionale dei DSM, seppure in stretto rapporto di collaborazione funzionale con i Distretti rispetto alle aree di interesse comune.
L’escalation epidemiologica dei DEC e del disagio psicologico in senso lato richiede un’offerta di trattamenti psico-sociali molto più ampia di quella oggi garantita dai DSM.
Il Collegio intende sostenere la figura dello psicologo distrettuale come espressione territoriale di base dei DSM (all’interno delle case della comunità), indipendentemente dal modello organizzativo che verrà adottato a livello regionale o aziendale, purché questo garantisca l’integrazione o il più stretto e organico collegamento funzionale con i servizi del DSM.
Gli psicologi per vocazione professionale concorrono in maniera significativa alla promozione della salute, al supporto psicologico a categorie a rischio (peri-partum, adolescenti, detenuti, ecc.), ma anche alla valutazione, alla presa in carico, all'offerta di terapie specialistiche e alla direzione dei servizi di area/competenza non strettamente medica. In alcuni casi di organizzazioni cliniche accreditate, il Collegio opererà perché alcuni interventi di psicoterapia possano essere svolti (come accade per l’ABA e altri interventi manualizzati) nell’ambito delle attività governate dal DSM.
Altresì il Collegio è contrario alla riproposizione del cosiddetto bonus psicologico che è uno strumento inadeguato, non integrato e di efficacia dubbia.
Il superamento dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario, necessario obiettivo di un sistema che tende all'umanizzazione, ha avuto conseguenze drammatiche sui servizi di salute mentale a causa dell'enorme dilatazione delle misure di sicurezza non detentive, queste peraltro non vincolate al massimo della pena edittale come l’internamento nelle REMS.
Oggi le strutture residenziali ed ospedaliere sono occupate in misura significativa da persone soggette a misura di sicurezza di tipo psichiatrico, anche in presenza di situazioni che con la psichiatria hanno solo un contatto marginale.
Ciò ha riproposto drammaticamente nei servizi di salute mentale quelle funzioni custodialistiche che si pensava di aver superato definitivamente con la legge 180.
Il Collegio opererà per sostenere l’attività legislativa volta a superare normative non più in linea con l’attuale realtà e per promuovere accordi operativi con la magistratura per la gestione delle misure di sicurezza e delle attività peritali.
Verrà in ogni contesto rivendicato il mandato di cura e non di controllo da parte dei DSM, fornendo al legislatore un orientamento tecnico per una riproposizione della legge 81 di chiusura degli OPG, come richiesto dalla Corte Costituzionale.
L’ingresso nei percorsi di cura degli autori di reato, l’intreccio con i fenomeni di addiction e di devianza comportamentale, l’aumento generalizzato dei fenomeni di aggressività e violenza nei confronti degli operatori sanitari impongono una analisi sull’uso degli strumenti coercitivi e dei presìdi a garanzia dei diritti degli utenti e della sicurezza degli operatori, anche al fine di scongiurare la delega palese o strisciante al controllo che tuttora viene rivolta alla psichiatria.
Il Collegio opererà per promuovere un’azione congiunta nel monitoraggio di tali fenomeni finalizzato al loro contenimento e per la riforma di istituti come l’AdS, che mostrano seri limiti nella loro applicazione pratica, soprattutto in tema di surroga delle scelte terapeutiche.
Il Collegio opererà altresì per garantire la sicurezza degli operatori, anche attraverso accordi con le Forze dell’ordine.
I DSM devono essere soggetti attivi e protagonisti della formazione dei medici e degli specialisti, nonché delle professioni sanitarie.
È necessario che le Aziende Sanitarie investano i fondi necessari ad implementare percorsi formativi integrati, che privilegino le pratiche cliniche e riabilitative EBM e gli interventi di inclusione sociale, collegati a specifici obiettivi di miglioramento e valutati relativamente al cambiamento prodotto sulla qualità dell’assistenza.
Il Collegio opererà altresì per superare inerzie e rendite di posizione che impediscono un funzionale collegamento tra Università e SSN nella formazione dei professionisti dei DSM.
È altresì indispensabile potenziare e il finanziamento della ricerca su e nei servizi di salute mentale, principale garanzia del controllo della loro qualità e della loro organizzazione.
Il Collegio, nel rispetto della più completa autonomia da portatori di interesse commerciale, promuoverà forme di raccolta fondi per la realizzazione di questo obiettivo che garantiscano trasparenza e indipendenza.
Position Paper
Un’analisi critica e proposte operative su aspetti strategici del sistema DSM, con focus su integrazione, allocazione delle risorse e organizzazione dei percorsi nei contesti penali
Position paper #1
Modello organizzativo dei DSM
Il Collegio promuove un modello integrato che includa dipendenze e età evolutiva, garantendo la transizione al diciottesimo anno e valorizzando la multidisciplinarità a tutti i livelli
Position paper #2
I soldi della Salute Mentale: spesa o investimento?
La spesa per la salute mentale non è un costo, ma un investimento per il benessere collettivo. Il Collegio denuncia il sottofinanziamento del settore in Italia e propone strategie per rafforzare i DSM, dimostrando che investire in salute mentale riduce i costi sociali e migliora la qualità della vita
Position paper #3
Documento programmatico sulla giustizia
Il superamento degli OPG ha aumentato le misure non detentive, gravando sui DSM. Il Collegio chiede riforme normative e accordi con la magistratura, ribadendo il ruolo di cura, non di controllo
Rassegna stampa
Giovani in crisi, aumentano i casi di violenza filiale
L’aumento dei disturbi tra i giovanissimi sta generando nuove forme di disagio sociale e familiare.
Due milioni di pazienti con disturbi gravi non hanno accesso alle cure
L’assistenza psichiatrica resta fuori dalla portata di molte famiglie.
Salute mentale, la Cenerentola della sanità pubblica. Bambini e ragazzi pagano il prezzo più alto
Le nuove generazioni sono le più penalizzate da un sistema inefficace.
Salute mentale: precariato, stress, discriminazioni e molestie sono un rischio
I determinanti sociali della salute mentale vanno affrontati con politiche trasversali.
Salute mentale: poche coperture e personale insufficiente
La crisi del sistema salute mentale è anche una crisi economica.
770mila assistiti, ma 2 milioni senza cure
La sanità pubblica copre solo una minima parte del reale fabbisogno assistenziale.
In Italia ci sono due milioni di persone senza cure: servono più fondi
La questione salute mentale deve diventare centrale nell’agenda politica.
Disagio psichico: 2 milioni senza assistenza
La salute mentale rappresenta una fragilità sistemica con conseguenze anche economiche.
Disagio psichico, l’equilibrio perduto: due milioni di italiani senza cure
La fragilità psichica dilaga e colpisce trasversalmente tutte le fasce della popolazione.
L’allarme dei Dipartimenti: servono 2 miliardi in più e il 30% di personale
Un documento congiunto dei direttori dei DSM propone un piano nazionale di potenziamento.
Salute mentale, direttori dei dipartimenti: “770mila assistiti e 2 milioni senza cure. Servono due miliardi in più”
Le carenze di risorse e personale impediscono ai servizi di salute mentale di rispondere al crescente bisogno di assistenza.
Pazienti soli, pochi medici e fondi per la salute mentale
In Italia cresce il disagio mentale, soprattutto tra i giovani, ma i servizi pubblici non riescono a far fronte alla domanda.
Servono 2 miliardi di euro e il 30% di personale in più
Il sistema salute mentale è sotto pressione: necessario un piano strutturale di potenziamento.
Salute mentale: in Italia 2 milioni senza cure
Il sistema di assistenza pubblica è lontano dal soddisfare i reali bisogni della popolazione.
Salute mentale: “In Italia 2 milioni senza cure. Servono 2 miliardi in più”
Le carenze di risorse e personale impediscono ai servizi di salute mentale di rispondere al crescente bisogno di assistenza.
Salute mentale: 2 milioni di italiani senza cure e una riforma urgente
La salute mentale in Italia soffre una grave carenza di risorse e personale, con circa 2 milioni di persone escluse dall’assistenza e nuove sfide emergenti.